Quante volte, al primo colloquio, mi sento dire: “Dott.ssa, sono qui perché voglio star meglio, ma non so perché sto male…!”.

Ecco, questo è un esempio lampante di chi ha scarsa consapevolezza di sé, ovvero, di chi non si è ascoltato a sufficienza. Ascoltarsi vuol dire saper dare spazio alle proprie emozioni (ed ancora prima saperle individuare e legittimarsele), saper riconoscere quali sono i propri pensieri e le proprie convinzioni, senza sostituirle a priori con quelle degli altri, saper seguire i propri desideri, le proprie aspettative, sapere cosa ci fa star bene e cosa no.

Sembra tutto molto banale. SEMBRA, appunto. Invece, risulta essere fra le esperienze più difficili in assoluto.

La non consapevolezza di sé è presente in tutti noi, ma in quantità diverse: se pervasiva, può creare davvero molti problemi.

È concausa di tutte le problematiche di natura psicologica che possiamo immaginarci: ansia, depressione, disturbi alimentari, problemi relazionali, di coppia, bassa autostima, ecc…

Essere consapevoli di sé è tutto: all’inizio della terapia, grazie al mio approccio cognitivo, utilizzo pochi e semplici strumenti per centrare il problema. In seguito, il processo diventa sempre più approfondito e fluido fino a facilitare un miglioramento.